Esperienza con il Long COVID: “Le persone sono contente di aiutare”

Esperienza con il Long COVID: “Le persone sono contente di aiutare”

ventisei anni, sana come un pesce, all’improvviso deve imparare ad accontentarsi: ecco la storia di Maya Fischer con il Long COVID. Una storia da cui ha anche imparato tanto.

“Ha scelto una buona giornata”, dice Maya Fischer ridendo al telefono. “Oggi va tutto bene”. Non è sempre così, però. La ventiseienne potrebbe scriverci su una canzone. Quelle famose montagne russe del Covid le conosce bene anche lei. “Sono al campo 5, vado avanti fino al campo 8 e poi vengo ributtata indietro al campo 2”. Sono battute d’arresto difficili e frustranti. “È come un brutto calendario dell’Avvento: non so mai cosa mi aspetta la mattina dopo”.

 

Maya Interrail

Piena di vita: Maya Fischer era ancora in viaggio su Interrail nell'estate del 2020. (foto: adobestock)

 

Maya Fischer è un concentrato di gioia di vivere. “Voglio portare il buon umore nel mondo. È questo il mio motto di vita: contagiare le persone di buon umore!”, afferma. Anche ora la si sente dire che non vuole lasciarsi abbattere, ammettendo comunque che il Long COVID l’ha messa KO.

Ho voluto troppo, poi è arrivato il crollo

Maya Fischer abita a Immensee nel Canton Svitto. Venditrice diplomata, lavora in una farmacia di Zugo. Due mesi dopo aver contratto l’infezione da COVID-19, a fine marzo, sembrava si fosse ripresa. Ha ricominciato a lavorare a pieno ritmo e, parallelamente, ha anche fatto un trasloco. È stato troppo: “Ho avuto un mancamento e sono dovuta andare in ospedale”. Dopodiché si è assentata per malattia al 100% per un periodo prolungato.

 

Finita la degenza ospedaliera, persino per fare una breve passeggiata doveva raccogliere le forze e la motivazione. (foto: privata)

Finita la degenza ospedaliera, persino per fare una breve passeggiata doveva raccogliere le forze e la motivazione. (foto: privata)

 

“Non ho ascoltato abbastanza i segnali che il corpo mi stava inviando”, afferma Maya col senno di poi. “Pensavo di farcela, anche se dopo una normale giornata di lavoro ero totalmente distrutta”. Intanto è tornata a lavorare al 20%, anche se a volte deve rinunciare.

Problemi neurologici

Dalla degenza ospedaliera si sono aggiunti problemi neurologici: un intorpidimento occasionale alle braccia e alle gambe. Per questo Maya Fischer è andata all’ambulatorio sul Long COVID dell’Ospedale universitario di Zurigo. “Lì mi sono sentita molto ben compresa. Così ho ripreso coraggio e fiducia”, afferma. Per questo ora partecipa anche a due studi.

“Mi ha tranquillizzato scoprire di non essere sola e che ci sono tante persone nella mia situazione.”

Maya ha dovuto imparare ad accontentarsi. Se in passato era sempre stata a 1000, ora deve accettare che anche fare la spesa o il bucato sono attività faticose. Cerca di fare cose che la fanno star bene, come l’agopuntura o sessioni leggere di yoga. Tra le varie cose che ha provato, le più utili le sono risultate sinora le gocce di CBD. “Hanno un effetto calmante anche in caso di disturbi neurologici”, afferma Maya Fischer. Il CBD la aiuta anche a dormire. “Mi capita spesso di essere stanca, ma comunque irrequieta, e dormo male. Il CBD aiuta a trovare un’armonia in tutto ciò”.

Il prossimo passo è la fisioterapia, perché ha una gamba a volte un po’ zoppicante. E poi, soprattutto, dovrà essere paziente con se stessa. “È normale a volte sentirsi frustrate”, riflette Maya Fischer. “Cosa sta succedendo al mio corpo? Cosa c’è che non va?”.

Per fortuna, nessuno è scettico

“Per fortuna nella mia cerchia di amici e conoscenti, nella vita privata e al lavoro, tutti sono molto comprensivi”, afferma Maya. “Non so altrimenti se sarei riuscita a superare così bene questo periodo assurdo. Non voglio neanche immaginarmi cosa sarebbe accaduto se la cassa malati si fosse fatta venire dubbi e problemi”.

Ho capito che le persone sono contente di aiutarti!

La giovane ha anche dovuto imparare ad accettare l’aiuto degli altri. Ora ci riesco meglio: “Ho notato che le persone sono contente di aiutarmi!”. Certamente una bella cosa da sapere, in tutta questa storia triste... E Maya ha anche imparato a mettere in discussione questa onnipresente pressione a fare e ad essere produttivi.

Trovata una nuova autostima

“Ho sempre pensato: sono brava se faccio qualcosa, se non la faccio gli altri mi guarderanno dall’alto in basso”, racconta Maya. Ma far dipendere l’autostima da ciò che si fa e si raggiunge è un problema. “Sono brava anche quando faccio meno del solito. Il mio corpo ha già abbastanza da fare”, afferma. Sembra quasi che le lezioni involontarie degli ultimi mesi le abbiano insegnato qualcosa di positivo. “Assolutamente sì!”, risponde con convinzione Maya Fischer, e conclude dicendo che “alcune cose che mi sono successe mi hanno insegnato moltissimo”.

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