Con il titolo “La mia vita con Mr. Long”, Altea pubblica in ordine sparso vari contenuti tratti dal diario sul Long-COVID di Annette Scholer, che chiama metaforicamente “Mr. Long” la malattia con cui è costretta a convivere. Finora sono state pubblicate: Parte 1, Parte 2
“A dicembre ho compiuto 50 anni. Era da tempo che aspettavo quel momento. Mi dicevo sempre: “A 50 anni riparto e inizio a godermi la vita. Ora tocca a me!”. Ma nove giorni dopo il mio compleanno mi sono ammalata e tutto è cambiato. All’inizio pensavo che avrei superato la famosa influenza con la C e che poi sarei tornata ai miei piani, ma ben presto mi sono dovuta ricredere. Altro che iniziare un nuovo capitolo e godersi la vita...
Oggi sono felice se ho una giornata in cui non mi sento letteralmente a pezzi. Sono diventata una lumaca e a volte sono grata di riuscire a trascinarmi in bagno da sola. Certe volte vorrei essere imboccata come un uccellino, perché non ho nemmeno la forza di masticare”.
“Quando sto male, potrei benissimo essere assunta come zombie nella casa degli orrori”.
“Mi sento come una mela svuotata con il levatorsoli, a cui hanno tolto una parte del cervello, il centro delle emozioni e la vivacità. I miei sentimenti sono scomparsi. Piango, sì, ma non so se lo faccio per stanchezza o frustrazione. Quando sto male potrei benissimo essere assunta come zombie nella casa degli orrori. Evito il più possibile di guardarmi allo specchio: mi farei paura da sola.
Annette Scholer, che si è ammalata di COVID-19 nel dicembre 2021, tiene un diario sulla sua nuova vita con “Mr. Long”. (Foto: privata)
“Quando ci azzardiamo a fare una piccola gita (dopo massimo tre ore e mezza finisco le energie), se non mi sento in forma il mio partner ha il permesso di guidare e riportarmi a casa. In queste situazioni è il mio salvatore, ma non è semplice per una come me, abituata a stare al volante da più di 30 anni, anche per lavoro.
Gliene faccio passare di tutti i colori perché non sopporto come guida. Ma lui incassa le mie critiche con una pazienza stoica e mi riporta a casa sana e salva. Se il percorso è breve, ce la faccio anche da sola, altrimenti aspetto finché non mi sono ripresa un po’. Può volerci anche un’ora”.
“Sono diventata come Siri: so descrivere un’emozione, ma non sono in grado di provarla. Io la chiamo demenza emotiva”.
“Non provo rabbia verso qualcuno o per la mia situazione attuale. Sono diventata come Siri, la voce dell’iPhone, che sa descrivere un’emozione ma non può provarla. Ecco, io sono uguale. So che si può amare una persona ma non provo più questo sentimento. Non riesco nemmeno a essere empatica con gli altri.
È come se avessi dimenticato tutte le emozioni. Io la chiamo demenza emotiva. Mi auguro che prima o poi i sentimenti riaffiorino. Esistono degli esercizi contro la demenza, se le persone che ti circondano sanno come fare. Ma del resto ho smesso di pensare tanto, perché è troppo faticoso. Alla sera sono già felice se sono riuscita a rispettare tutti gli appuntamenti che avevo”.
“A volte gli odori sono così penetranti che non mi escono più dalle narici”.
“Gusto e olfatto sono altri due tasti dolenti. Percepisco gli odori solo se sono forti, mentre per il sapore dei cibi mi aiuto con un sacco di spezie e pepe. Sento anche il profumo degli agrumi, ma a volte gli odori si insinuano nelle mie narici in modo così penetrante che non riesco più a liberarmene. Così anche quello che mangio sembra sapere di spazzatura. E, come sappiamo, non riesco nemmeno ad arrabbiarmi.
Come se non bastasse, sono diventata ipersensibile ai rumori. Ripeto continuamente a mia figlia e al mio partner di non gridare. Mi dà fastidio il tintinnio delle posate e non sopporto il rumore delle auto, la musica alta o la TV e perfino una persona che respira affannosamente o fa rumore mentre mangia mi fa saltare i nervi. Faccio molta fatica anche a reggere lo stress delle persone e la gente che parla troppo veloce”.
“Faccio più pause rispetto a prima e ascolto molto di più il mio corpo”.
“Mr. Long ha anche dei lati positivi. Percepisco tutto con molta più attenzione. Faccio più pause rispetto a prima e ascolto molto di più il mio corpo. Ormai capisco anche quando la situazione si fa troppo pesante per me. In quei casi cerco di delegare, cosa tutt’altro che semplice per me. Sono felice di stare sul sedile del passeggero e di poter ammirare gli alberi rigogliosi, la natura e i fiori. Ho anche riscoperto la scrittura: mi è sempre piaciuto scrivere, ma era da tempo che mi mancava uno spunto. Ora ho di nuovo dei pensieri che mi va di mettere nero su bianco”.