Con il titolo “La mia vita con Mr. Long”, Altea pubblica in ordine sparso vari contenuti tratti dal diario sul Long COVID di Annette Scholer, che chiama metaforicamente “Mr. Long” la malattia con cui è costretta a convivere. Finora sono state pubblicate: Parte 1, Parte 2, Parte 3, Parte 4
«Di recente sono stata a un concerto. Il primo quarto d’ora pensavo che mi scoppiassero le tempie. Non avevo idea di come avrei fatto a sopportare il rumore e a gestire tutti quegli stimoli e la folla. L’impatto è stato così forte che avrei voluto piangere, ma non ci riuscivo.
È una cosa che mi capita quando la mia mente è oberata o affaticata. A distanza di sicurezza sono riuscita a godermi il concerto ancora per un’oretta, finché la stanchezza non ha preso il sopravvento e il mio viso è tornato a sembrare un cencio. Così ci siamo diretti verso l’uscita e abbiamo cercato un angolino tranquillo. Non la darò vinta a Mr. Long e non smetterò mai di provarci».
«Per una volta vorrei avere la testa annebbiata per motivi diversi dalla “nebbia mentale”».
«Ci sono momenti in cui avrei voglia di fumarmi una canna per non pensare a niente, almeno per un po’, soprattutto quando ho forti dolori. Me ne starei lassù sulla mia nuvoletta di fumo, felice e contenta. Per una volta il mio cervello sarebbe offuscato per qualcos’altro e non per la solita “nebbia mentale”. Proverei solo allegria e leggerezza e non mi farebbe male niente. Questa sì che è vita!
A volte mi piacerebbe alzare un po’ il gomito per provare quella sensazione di leggerezza. Credo che Mr. Long brinderebbe con me. Ma la paura degli effetti il giorno dopo mi fa sempre desistere: dopotutto il mio cervello è già abbastanza annebbiato, anche senza bere un goccio di alcol».
«Da madre single, per anni sono stata al 100% e sono andata avanti come un treno, tenendo sempre tutto sotto controllo da sola. Adesso sto imparando con le maniere forti ad accettare l’aiuto degli altri e a mollare la presa. Se non lo faccio arriva Mr. Long e mi ci obbliga lui. Da quando l’ho incontrato, anche le incombenze quotidiane come fare la spesa sono diventate un’impresa.
Mr. Long non ama gli assembramenti di gente. I luoghi affollati lo stressano parecchio. Quindi devo sempre riflettere bene su dove e quando andare al supermercato per fare la spesa settimanale.
Una volta che abbiamo trovato il luogo e l’orario adatto a entrambi inizia la corsa a ostacoli, che affronto a passo di lumaca. Cerco di dosare le forze e poi mi avventuro nei corridoi del supermercato. Ed ecco che incrocio le prime persone sulla mia strada. Perfetto: proprio dove vorrei andare io. Procedo a testa bassa, chiedo scusa, mi butto sul prodotto, lo metto nel carrello e vado avanti».
«Compro solo quello che c’è sulla lista, sempre che ce la faccia».
«Faccio molta fatica a gestire le persone che chiacchierano e i rumori in generale. A un certo punto capisco che il mio corpo si sta stancando e che ha bisogno di una pausa. Naturalmente nel carrello non c’è nemmeno la metà delle cose che volevo comprare. Così provo a placare Mr. Long e a scendere a patti con lui. Gli prometto che uscirò dal negozio il prima possibile. Lui in cambio mi consente di mettere nel carrello un paio di prodotti a portata di mano. Basta con la lista, mi dirigo alla cassa. Grazie a Mr. Long non c’è pericolo che esageri con la spesa.
Alle casse cerco sempre quella con meno coda. Scambio due parole con la cassiera e, allo stremo delle forze, metto la spesa nelle buste e raggiungo a fatica la macchina. Dopo aver sistemato le borse in auto, mi siedo al volante e respiro. Finalmente è tornato il silenzio: ora non mi resta che calmarmi e aspettare di recuperare le forze per guidare fino a casa. Ce l’ho fatta!»